13 Aprile 2019. Una data storica, perché la storia è stata fatta. Ormai è sulla bocca di tutti, il Morin ha vinto la sesta edizione della “Save” Reyer School Cup. Quella che si è consumata al Palasport Taliercio di Mestre è una vera e propria festa che ha fatto godere gli oltre 500 tra moriniani, ex-moriniani e professori accorsi in massa al palazzetto abitualmente utilizzato dall’Umana Reyer per sostenere la ciurma di Coach Centenaro che ha compiuto un vero e proprio miracolo sportivo. Perché dopo una partita dominata dal Galilei di Conegliano (a cui vanno gli onori di aver disputato una straordinaria finale), i nostri ragazzi hanno tirato fuori gli attributi e hanno portato la “Coppa di Vetro” alla Gazzera, dove deve stare. Non è solo la finale, è l’insieme di un percorso iniziato a dicembre e coronato da un sogno tramutato in realtà. Ma com’è giusto che sia, andiamo a vedere passo dopo passo, tutti i dettagli di un’impresa epica.
L’INIZIO DEL VIAGGIO
Dopo che sono terminate le selezioni, e dopo i primi allenamenti è tempo della prima tappa. Il Morin si è posto l’obiettivo delle Final4, perché oggettivamente il roster (sulla carta) è uno dei migliori. L’1 marzo 2019, si gioca al Gritti di Mestre. Le scuole da affrontare sono Zuccante, Luzzatti e i padroni di casa. Non vogliamo perdere troppo tempo, perché quello che accade è un vero è proprio dominio bianco-blu. Con lo Zuccante finisce 39-16, con il Gritti è 40-14 (con la tifoseria locale che ha fatto di tutto per boicottarci all’ingresso e hanno passato l’intera mattinata con cori di insulti; risultato: nel secondo quarto hanno fatto un solo canestro) mentre nel derby gazzerese contro il Luzzatti finisce 50-25. Al termine di tutte le prime tappe il Morin risulterà il migliore attacco e la seconda migliore difesa (la prima della provincia di Venezia). Da segnalare l’esordio del gruppo cheerleader, che nonostante le titubanze iniziali, hanno dimostrato di essere “staordinariamente eccezionali”. Probabilmente sono loro le vere protagoniste della tappa. L’MVP è sicuramente Povelato che con le sue schiacciate ha incantato tutto il palazzetto.
REYER MADNESS
Passa un mese ed è tempo della seconda tappa, la Reyer Madness: un torneo dove chi perde va a casa. Essendo primi nel ranking, possiamo permetterci di saltare la prima partita e si partirà direttamente dalla seconda, dove si affronterà la vincente tra Luzzatti e Barbarigo. La tappa si disputa all’Arsenale di Venezia, palestra storica ed enorme: non ci sono limiti di persone (a contrario della palestra del Gritti). A fine giornata saranno un centinaio di moriniani presenti nella città lagunare. Le notizie iniziali non sono buone. Serafini, qualche giorno prima, dichiara forfait per un infortunio alla caviglia, e altri giocatori non sono al top della forma, perché appena tornati da gite varie. E questo lo si nota subito. La prima partita della tappa, contro il Luzzatti (che aveva battuto il Barbarigo, secondo derby tra le due scuole quest’anno) si apre malissimo: al termine del primo quarto il Morin è per la prima volta sotto, e l’aria che tira non è buona e lo si percepisce subito. Poi però si riparte con una tripla di Rampado, e canestro di Favaretto. Il Luzzatti prova a recuperare e a rimediare, ma le “Capre” non si fanno intimorire. Anzi ricambiano con un break di 13-0 che di fatto decide il match (la partita finisce 40-27). Il Morin va in finale della Madness, dove incontrerà il Pacinotti, sorpresa della tappa. L’itis mestrino, però, è stremato dopo aver giocato due partite (hanno dovuto effettuare una partita in più essendosi qualificati come secondi nella propria tappa), di cui una finita in overtime. I nostri ragazzi allora giocheranno con il mood “campetto” senza troppo infierire. Finirà 42-21, e per la prima volta il nostro liceo è alle finali four della Reyer School Cup.
DREAMS COME TRUE
Ed eccolo qui il sabato indimenticabile. La folla moriniana giunge al Taliercio un po’più tardi rispetto a inizio torneo: il Morin giocherà infatti la seconda semifinale contro il Fermi di Padova, altra debuttante alle finals. Il palazzetto però è già gremito. Di fronte al settore occupato dai tifosi bianco-blu, c’è infatti “la marea nera”: così infatti si fanno chiamare i 1400 studenti del Bruno, per ben quattro volte campioni del torneo (tutte consecutive). Il Bruno sta giocando la prima semifinale contro il Galilei di Conegliano: anche quest’ultima scuola ha un numero considerevole e superiore di tifosi rispetto alla nostra. Insomma, se si dovesse andare in finale, la battaglia sugli spalti sarà inferocita e i nostri tifosi dovranno dare tutto per riuscire a farsi sentire. Ma prima c’è ancora una semifinale. L’atmosfera è incredibile e al riscaldamento la tifoseria moriniana inizia a scaldarsi. Tutto si infiamma quando avviene la lettura delle formazioni: gioco di luci splendido, lettura dei nomi da parte dello speaker, tifosi urlanti…pelle d’oca. La partita fila liscio come deve andare: il Morin domina (il pari durerà solo fino al 4′, poi il parziale di 12-0 riporta i padovani con i piedi per terra), e il sogno continua, sarà finale contro il Galilei che incredibilmente elimina i superfavoriti del Bruno (che sa molto di beffa per i pluricampioni). Dopo le varie premiazioni, gara dei 3 punti ed esibizioni è tempo della partita della vita. Il sogno, però, diventa un incubo. Dopo 3′ il Galilei conduce per 8-0, dopo 6′ 10-0. Pubblico (nostro) ammutolito, Centenaro e giocatori increduli. Non entra niente, ma proprio niente. Partono anche gli individualismi, insomma tutto ciò che era stato costruito, tutto l’entusiasmo che si era creato, crolla come un castello di carta. Il time-out chiamato è rinvigorente: una tripla di Bellato fa rialzare la testa. Ma è solo un attimo: il Galilei risponde subito con un canestro da 2. Il Morin in difesa torna a girare (i trevigiani segneranno solo un’altra volta prima dell’intervallo), ma in attacco si continua a sbagliare, provando francamente dei tiri che si poteva evitare. A fine primo quarto il Galilei conduce 15-8, e Centenaro chiama a raccolta i suoi dentro l’intervallo, ricoperti da una bolgia di fischi provenienti dalla “marea nera”. Il Bruno, infatti, nonostante essere stati beffati proprio dai coneglianesi, decidono di allearsi con loro per evitare che la coppa finisca in mano ad altri mestrini. In spogliatoio, c’è la consapevolezza che la nostra squadra si è dimostrata la più forte del torneo, ma non si sta giocando da squadra (oggettivamente anche contro il Fermi, non è stata disputata una brillante partita). Alla fine del discorso le parole di Buogo, senza troppi mezzi termini, risuonano nella testa dei suoi compagni di squadra: “Se noi la vogliamo, è già nostra, bisogna dimostrare, però, di avere i co****i.” Il Morin entra in campo con un’altro spirito, lo spirito dei leoni combattivi, che non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Nonostante il Conegliano inizi a fare una difesa rocciosa e, a tratti, impenetrabile (chapeau per i trevigiani), i ragazzi si avvicinano punto su punto. Il distacco comunque rimane, e anzi aumenta: a 3.51′ dalla fine, il Conegliano è a +8 (23-15). C’è bisogno di un momento, di un sussulto che faccia riscaldare l’ambiente. Quello che succederà da ora, sarà qualcosa che ogni moriniano ricorderà in eterno, fino al giorno della propria morte. Minuto 16.61: Buogo prova una penetrazione dalla sinistra, ma è murato, non può passare, si gira in dietro. Lì sull’angolo c’è un ragazzo più basso rispetto agli altri, un ragazzo tranquillo, quello che non ti aspetteresti mai che faccia la giocata del campione, colui che c’è ma non si nota. Lui non lo sa, ma sta per diventare l’eroe di un istituto intero, l’eroe di 800 anime che lo ringrazieranno per sempre. È Alvise Minincleri, playmaker della squadra, che prende il pallone e tira. Così, di istinto. Tripla. -5. Il settore moriniano urla, sembrano urle consolatorie. Nessuno sano di mente crederebbe alla rimonta impossibile. I moriniani, ahimè, non sono sani di mente. La partita continua, e continuano gli errori da una parte e dall’altra. A 2’50” dalla fine, Ramos (migliore in campo del Galilei) fa una follia: perde il pallone in fase di costruzione, Buogo la riprende, va in terzo tempo, canestro e guadagna pure un libero extra (realizzato). Si continua, il Galilei sbaglia e dall’altra parte arriva un’altra tripla di Minincleri. 24-23. Esplode il settore moriniano. Ma non è finita, contropiede ma Tintinaglia del Galilei commette infrazione di passi. E al fischio dell’arbitro il Taliercio diventa una bolgia. Il Galilei chiama time-out; Serafini e Libralesso dal campo, come se dovessero vincere una guerra, incitano a gran voce i 500 moriniani. In due minuti è cambiata la partita, e tutto quello che sta succedendo è veramente degno di romanzo Oscar. Il Galilei continua a sbagliare, ma anche il Morin non è da meno. Non si segna più. Il Morin ha la palla della vittoria, ma a 8″ sbaglia. Sul contropiede i bianco-blu possono spendere un fallo, e il cronometro si ferma a 4.60″. Perdere alla fine, farebbe davvero male, dopo che si è recuperata una partita che era già chiusa. Riparte il cronometro, il Galilei ci prova una volta e fermato da Minincleri (forse con un fallo su tiro, non lo sapremo mai), la palla torna nelle mani di un coneglianese, ma è una palla pesantissima e c’è l’errore. Quello che accade poi è il delirio. Perché non ci sono altre parole. Gente che corre in campo; gente che urla e si sbraccia in tribuna, gente che si abbraccia senza conoscersi; Libralesso sopra i led pubblicitari con camicia sbottonata, sciarpa del suo Martellago al cielo e dito medio al settore Galilei-Bruno; Causin che scende in campo ricevendo le ingiurie degli steward, Maurizio e la Mutarello più indemoniati dei tifosi. Poi è il momento delle premiazioni, Pizzato la alza al cielo: la festa può cominciare.
CUORE BIANCOBLU
La prima menzione speciale va ai veri eroi di quest’impresa, cioè tutti voi: i tifosi. Vedere più di un settore del Taliercio occupato da maglie bianco-blu, con sciarpe, striscioni, cartelloni e tanta, ma tanta voglia di fare casino è un orgoglio incredibile. Le urla allo scadere della finale, danno i brividi. Ma il sostegno è arrivato fin dalla prima tappa: il Gritti aveva infatti limitato i posti disponibili per il nostro liceo: solo 40. Beh, ne sono entrati 70, e all’ultima partita eravamo anche di più. Alla seconda tappa eravamo più di un centinaio (solo il Venier, squadra di casa ne aveva di più). Mobilitazione di massa per la finale, con circa 500 moriniani presenti al Taliercio. Grande movimento per l’organizzazione del tifo, con i capi Mehmet Merkohitaj e Tiziano Causin che hanno messo su una curva straordinaria. Il manipolo di ultras è composto da Omar Hajsalih, Alberto Bon e Edoardo Meggiato; i due rappresentanti Giacomo Finati e Giacomo Rusconi oltre ad ex-studenti come Nicolò Apolito e Giacomo Sorato. Ultimo, ma più importante, il tifoso con la T maiuscola: l’irreprensibile Luigi Mercurio, alias @gigi_emmezza, che ci ha deliziato con tanta tanta ignoranza.
#MORINGOAT
Nel sabato magico è stato vinto un altro premio prestigioso: il premio per la comunicazione. Nicolò Libralesso e Gianluca De Lazzari hanno ripreso l’hashtag Morin Goat, utilizzato dall’anno scorso, trasformandolo in un vero e proprio trend topic. Goat è un acronimo, corrispondente a “Greatest of all time” utilizzato spesso negli USA. Goat però significa anche capra, ed è diventato un simbolo per il nostro istituto. I due responsabili della comunicazione hanno poi utilizzato l’assonanza con Got (da Game of Thrones, la famosa serie TV) per trasformare il profilo instagram in una vera e propria opera d’arte. Dal dopo-finale, il profilo Instagram @moringoat ha ricevuto circa 11000 visite, niente male. Comunicazione significa anche creare il video presentazione: qui i complimenti per l’editing vanno a Irene Castellaro. Questi numeri però non bastano: chiediamo a gran voce a tutti i moriniani di seguirci sui nostri social, in modo da spargere ancora di più la voce. Durante le finals, Libralesso e De Lazzari sono stati premiati sul parquet del Taliercio, con una maglia ufficiale Reyer, e un gagliardetto.
PAGELLE IGNORANTI:
Per chiudere in bellezza non possiamo dedicare due righe ad ogni artefice di questo capolavoro.
(Utilizziamo l’ordine alfabetico)
Giovanni Bellato: Sembra un gigantesco orso peluche. Peccato che però in campo è più un Trevor Philips di GTA. E sapete il bello: c’è lo godiamo per altri due anni. TEDDY BEAR
Marco Bulegato: Ah ma è 2003? No, perché sembra un 97! È ancora acerbo, però il suo fisico mastodontico si fa già sentire. Per il futuro, la saracinesca è già alzata. THE WALL.
Nicolò Buogo: Se la Juve lo chiamasse, probabilmente Bonucci andrebbe in panchina. Dalle sue parti non passa niente, ma proprio niente. E quando contrattacca segna pure. Abbiamo altro da chiedere? NB7 E RONALDO MUTO.
Mattia Favaretto: Noi non abbiamo veramente parole. Sarà una testa calda, sarà svogliato, ma come ci fa godere lui non ci fa godere nessuno. È il moriniano che ha segnato di più, e non solo in campo. Ha segnato il cuore di tutte le “capre”. Ti amiamo più della Ila. MORINIAN PLAYER FUC***D OTHER SCHOOLS – POV.
Nicolò Galdiolo: Ci sono dei momenti in cui lo vorresti picchiare, dei momenti in cui lo vorresti sposare. Galdio è così, ma siamo sicuri che crescerà. Già perché non gli bastano due metri d’altezza, lui vuole dominare la Reyer School Cup. DR.JEKILL E MR. HYDE.
Alessandro Inchiostro: Ha giocato solo due minuti contro il Gritti. Si sono bagnate di più le 2004 sugli spalti, che lui in campo. L’anno prossimo, però, il posto in squadra è suo. CHE FATICA LA VITA DA INCHIO.
Matteo Martinovich: Avete presente il video-presentazione dove fa il fenomeno dopo aver fatto una tripla. Ecco ci son voluti ben sedici, attenzione SEDICI tentativi. Si fa notare più per le prestazioni in macchina che per quelle in campo. Però è il primo che abbraccia Centenaro dopo la vittoria. NEOPATENTATO
Alvise Minincleri: MVP delle finals, tutto il gioco passa dalle sue mani, decide da solo che il Galilei quella coppa non doveva portarla a casa. Nonostante la sua giovane età, è riuscito a caricarsi sulle spalle la squadra. Grazie Alvi. ORGASMO.
Andrea Pizzato: O capitano, mio capitano. Ci mancherai proprio tanto. Ma proprio tanto tanto. Pilastro difensivo che manco Kevin Garnett dei tempi migliori difendeva così. ALZALA AL CIELO PIZZ.
Giacomo Povelato: MVP della prima tappa, le sue schiacciate hanno fatto innamorare tutto il popolo moriniano. Basta, non doveva fare altro. Ivan Zaytsev lo ha già contattato per chiedere consiglio. PIÙ POVE, MENO PROVE.
Marco Rampado: Quando è in campo fa il suo dovere da buon play. Quando è fuori, fa ancora meglio. È la mente della squadra, sono suoi tutti gli schemi, alla ricerca della perfezione. Se non avessimo vinto, probabilmente sarebbe saltata la panchina di Cente, in suo favore. COACH RAMPA.
Tommaso Sbrogiò: Anche lui il campo non lo vede spesso. Però le ragazze in tribuna lo vedono anche troppo. E godono pure. In compenso però i suoi capelli non si tengono da soli. No perché non riusciva a stare due secondi in campo senza toccarseli. PLAYBOY.
Andrea Serafini: La prima tappa è stato fondamentale, il tridente che aveva formato con Pove e Fava era meglio di un Messi-Suarez-Neymar. Poi l’infortunio, ma nonostante ciò riesce comunque a recuperare e a lottare nelle finals (seppur giocando poco). L’anno prossimo ti vogliamo prontissimo. GUERRIERO.
Filippo Spellanzon: Grinta, cuore, orgoglio. Non possiamo chiedere di più al piccolo-grande Spella. Per i prossimi anni possiamo contare su un gran talento. Sembra docile, tranquillo e pacato. In realtà è un leone pronto a sbranare. LA PREDA È STATA SPELLA-TA.
Pietro Toffanin: Infortunato alla prima tappa, torna dalla seconda e da un contributo fondamentale, in campo e fuori. Difensivamente è un mastino che non molla un attimo l’avversario, si toglie pure la soddisfazione di qualche punto. La commentatrice delle finals è ancora al Taliercio a osannarlo. S. PIETRO.
Nicolò Libralesso: Da responsabile comunicazione ad assistant coach è un attimo. Il suo compito dalla panchina era incitare il pubblico bianco-blu. Come dice il prof. Del Negro: “Ma gli hanno fatto un esorcismo a fine partita che sembrava un matto!?” PELLEGRINO CHIWI.
Prof. Massimo Centenaro: Le ultime parole le spendiamo per questo “ragazzo” qui. Questo eroe che ci ha regalato un sogno. Per lui è la sua quarta Reyer School Cup. Non sarà forte dal punto di vista tecnico, ma come motivatore nessuno ha eguali. Nessuno. Ha un difetto però. Ha fame. Fame di vittorie. Lui non si accontenta. Lui vuole vincere ancora. E sta già preparando la squadra dell’anno prossimo. Chi si accontenta gode, così così. E noi moriniani si sa, siamo pazzi per natura. E sinceramente quella coppa vogliamo tenercela stretta per un bel po’.
Nicolò Libralesso